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La Murgia carsica

Il popolamento preistorico sulla Murgia

Gli abitanti di Cassano delle Murge non fanno certo mistero circa l'essere orgogliosi ed affascinati dalla propria Città, per il ricco patrimonio storico, le interessanti e nobili origini, i numerosi monumenti, le meravigliose grotte carsiche ed i preziosi reperti archeologici sparsi un po' ovunque nel proprio vasto territorio, tanto da suscitare notevole interesse tra studiosi italiani e stranieri. E' scientificamente accertato, quindi, che le origini di Cassano sono antichissime e che il suo territorio è abitato da tempi tanto, tanto lontani, addirittura dalla preistoria.


Un'epoca, quella, in cui gli uomini non conoscevano ancora la scrittura e non potevano, quindi, lasciare notizie scritte sulla loro vita. Che in quel periodo ci fossero a Cassano insediamenti umani, ce lo dimostrano gli antichi ed i recenti ritrovamenti di oggetti di vario tipo, fabbricati per le necessità quotidiane. Infatti in numerose grotte naturali, certamente le prime abitazioni degli uomini preistorici, sono stati ritrovati nel tempo centinaia di manufatti in pietra, (oggetti fabbricati con le sole mani), resti di animali cacciati (cavalli, cervi, rinoceronti, etc.) e addirittura pitture parietali, ossia eseguite sulle pareti. Riguardo agli uomini preistorici più progrediti (non più cacciatori, ma agricoltori e allevatori di animali) sono rimasti nel nostro paese parecchi documenti: resti di vari oggetti in argilla, di vasi in ceramica, sepolture, etc. Ma i documenti preistorici più interessanti, e che rivelano in quelle antichissime genti notevoli sentimenti umani e religiosi, sono i menhir, le specchie. etc.

 

Secondo alcuni studiosi, i primi abitanti della nostra regione in epoca storica (cioè intorno al 1000 a.C., da quando gli uomini conoscono la scrittura) sono gli Iàpigi o Apuli, una popolazione di pastori e agricoltori della civiltà piuttosto progredita, proveniente, sembra, dall'Illiria (antica regione che comprendeva buona parte delle attuali Dalmazia e Albania). Dal nome di questa antica gente, il territorio della nostra regione verrà chiamato prima Iàpigia e infine Puglia.

E' noto, tuttavia, che le numerose grotte e voragini presenti nel territorio di Cassano delle Murge si sviluppano in calcari cretacei con strati di spessore variabile compresi nel metro. Tali sedimenti affiorarono su tutto il territorio e sono coperti da terre rosse, pochi decimetri sui dossi ed alcuni metri nei canali e nelle depressioni. Le grotte finora conosciute nel Comune di Cassano delle Murge ed ancora accessibili, sono circa una trentina, alcune ormai distrutte, di cui 20 ad andamento orizzontale e 6 che si sviluppano in verticale.

Tra queste la maggiore per profondità e lunghezza è la "Grave di Pasciuddo" o "Pasciullo"; le ultime esplorazioni hanno rilevato la profondità di 150 metri ed uno sviluppo planimetrico di 850 metri circa. Altra grotta molto interessante in Cassano delle Murge è la "Grotta di Cristo", ubicata nella omonima contrada e che rappresenta, per le sue abbondanti concrezioni alabastrine ed i colonnati, la più bella grotta della zona.

Le formazioni carsiche sono sparse su tutto il territorio, ma il maggior numero di cavità si trova in località "Riformati", nei pressi del Santuario - Convento "S. Maria degli Angeli", essendo la zona interessata da numerose fratture. Oltre al carsismo di profondità, abbondano le forme carsiche superficiali, quali doline, alme, avvallamenti, solchi carsici etc.

Le principali Grotte esplorate

E' noto che sotto le Murge di Cassano si celano numerose voragini e grotte naturali sotterranee minori, molte delle quali, non ancora conosciute o dimenticate, che di tanto in tanto vengono scoperte casualmente. Infatti, intensa è stata in quest'ultimo trentennio l'attività nelle nostre Murge da parte di vari Gruppi Speleologici del Barese che hanno compiuto una lunga serie di escursioni, portando alla luce diverse cavità naturali. Sono circa una ventina le "Grotte Minori" esplorate fino ad oggi nell'agro di Cassano, rivelatesi peraltro molto interessanti sotto gli aspetti geologico, idrologico, paleontologico e archeologico.

La "Grotta di Santa Maria degli Angeli"

Si tratta di una cavità naturale dedicata da secoli al culto della Vergine SS. degli Angeli, Protettrice di Cassano delle Murge. L'accesso a questa sacra caverna, situata a 400 metri sul livello del mare, è oggi possibile scendendo dall'interno del quattrocentesco sopraelevato Santuario, con una facile scalinata artificiale. Al tempo degli Imperatori Romani, quando infieriva la persecuzione contro i credenti al Dio del Vangelo, questa grotta era una catacomba frequentata dai primi cristiani cassanesi, i quali, fuggendo anch'essi l'odio e le persecuzioni dei gentili, si riunivano per celebrare la loro fede e per seppellire in apposite nicchie i corpi dei loro defunti. Sul muro è dipinta la Vergine Santissima, col Bambino tra le braccia, tra una corona di Angeli. La cavità è lunga circa 5 metri e larga altrettanto; la sua altezza è in media di 4 metri. Il primitivo aspetto è stato alterato dai lavori di sistemazione dello sbancamento delle pareti rocciose. Fu nel corso di tali lavori che venne scoperta una breccia ad elementi calcarei grossolani con abbondanti resti ossei di specie pleistoceniche di grande e di piccola mole andati purtroppo in parte perduti.

Ulteriori lavori di ampliamento della sacra grotta hanno messo in luce frammenti di rhinoceros, elephas, bos, cervus, specie in parte esistente ed in parte emigrate nelle nostre contrade. Sono reperti preziosi per le conoscenze fitoclimatiche della regione nel corso dell'ultimo interglaciale, quando la boscosa landa carsica delle Murge era popolata da specie d'ambiente caldo arido con medie termiche annue più elevate di quelle odierne, con bassi valori delle precipitazioni.

La "Grotta di Cristo"

La grotta venne scoperta sulla fine del XVII secolo L'ingresso della grotta si trova quasi all'orlo di una dolina, a circa 2.500 m. in linea d'aria a SW dell'abitato, in territorio boscoso, chiamato "Parco di Cristo", donde il nome della cavità, attribuito dall'Opera Pia del Santissimo Sacramento, proprietaria dell'omonimo Parco" (ora del Comune). L'accesso si raggiunge facilmente dalla via di Santeramo, seguendo la diramazione stradale verso Est, presso l'ultimo gomito della salita detta di "Rossani". La cavità non è ampia in corrispondenza del suo ingresso, si allarga internamente in un vasto antro per poi dividersi in due ambienti. La carsica"Grotta di Cristo", scoperta verso la fine del Seicento. Il primo in diretto contatto con l'ingresso facilmente raggiungibile ed in conseguenza maggiormente danneggiato, al cui interno si ammirano maestosi colonnati alabastrini che svolgono anche funzioni di sostegno della volta, molto ricca di particolari come pisoliti, vaschette calcitiche, ed altre formazioni. Il secondo da raggiungere comunica con la prima parte attraverso un angusto passaggio piuttosto alto, meno danneggiato perché più impegnativo da raggiungere; alla fine di questa stanza, due angusti cunicoli (la cui progressione è possibile solo a carponi), della lunghezza di circa 15 metri segnano il punto di arrivo della Grotta.

Un po' di storia

A seguito di varie segnalazioni fatte da alcuni speleologi del Barese all'Istituto Italiano di speleologia di Postumia circa l'esistenza "di una magnifica Grotta in Cassano Murge...ricchissima di stalattiti...di proprietà privata...", si cercò di invogliare il prof. Franco Anelli ad effettuare una ricognizione speleologica in Puglia. Ciò avvenne verso la fine degli Anni Venti dello scorso secolo e, cioè molto prima della scoperta delle famose Grotte di Castellana. Ma soltanto il 31 Ottobre del 1953, il prof, Anelli (scopritore delle citate "Grotte di Castellana"), su invito dell'Amministrazione Comunale di Cassano, compì una ricognizione esplorativa con il "suo" Gruppo Speleologico. Seguirono altri rilievi ed escursioni, tra cui quella effettuata nel 1967 dal compianto prof. Franco Orofino (stretto collaboratore del prof. Anelli) che, dopo accurate ricerche, ebbe modo di ritrovare, tra l'altro, anche ossa di Elephas sp. In un suo breve manoscritto (in nostro possesso) si legge testualmente: "...per raggiungere la Grotta è necessario percorrere a piedi circa un paio di chilometri, ma la visita ripaga ampiamente l'escursionista per la passeggiata preliminare. Una parte stalatto-stalagmitica taglia trasversalmente tutta la Grotta. Gigantesche colonne stalagmitiche s'innalzano in più punti, naturali colonne, erette attraverso i millenni, dal lento stillicidio a sostegno della volta della cavità. Una strettoia immette in due corridoi stupendamente decorati. I cunicoli della volta molto alta, sono delimitati da pareti calcitiche colonnari di candida bellezza. Subito dopo l'ingresso, la parete destra arretra di circa quattro metri formando un'ampia cavernetta. Nel terreno smosso, (eventuali cercatori di tesori?..), ho rinvenuto qualche frammento di selce e qualche coccio. Poco per parlare di preistoria, ma sufficiente per indurre a provare il contrario".

La Grotta "Nisco"

Tra i nuovi siti segnalati sulla Murgia barese, prevalentemente collocati in cavità carsiche, particolare menzione merita la "Grotta Nisco", ubicata nel territorio comunale di Cassano Murge. Da questa cavità provengono numerosi reperti ceramici con abbondanti resti osteologici umani.

La grotta-cimitero situata a mezza costa, in una zona collinare da cui domina la "Conca di Bari", evidenzia anche nelle parti esterne di accesso, cocci e schegge di selci lavorate, segno di un grande insediamento umano contiguo, di età neolitica. La cavità denominata e catastata come "Grotta Nisco", o "Riformati", PU 1001, si apre lungo il versante Nord/Nord-Est della collina omonima ed è collocata sul fianco sinistro orografico di una lama poche centinaia di metri dall'attuale Convento di S. Maria degli Angeli, posto a sua volta su un'altro importante sistema di cavità di notevole interesse paletnologico e paleontologico.

La "Grotta di Nisco" si presenta con una imboccatura a forma elissoidica da cui si accede ad un corridoio interno a forma sub-rettangolare con un dislivello iniziale tra la quota del piano esterno e quella di calpestio interna di circa due metri. E' da presumere che tale passaggio (dromos), nel passato, fosse impedito da un grosso lastrone di chiusura alla cavità o da grandi blocchi in pietra. Dal corridoio, infatti, si accede ad una prima saletta, ramificata lateralmente in vani più piccoli occlusi nella parte terminale del terriccio e sassi. L'asse principale del sistema si sviluppa a direzione NNW-SSE e prosegue nell'ultima parte a WNE-ESE. Dalla prima sala principale si accede a quelle laterali, secondarie, mediante strettoie e strozzature. La grotta, impostata su una dislocazione tettonica con relativa discontinuità di frattura, si sviluppa lungo i piani di strato e manifesta numerose connessioni con l'esterno, come mostrano le tracce di passaggi d'acqua e le forme delle colate calciche. Numerose stalattiti e stalagmiti, talvolta colonnari, arricchiscono le pareti della cavità, modellate, anche, da concrezioni plastiche calciche. Pezzi di concrezioni giacciono, unitamente a pietrame di varia dimensione, sul fondo della grotta rendendo disuniforme ed accidentato il percorso. La cavità si sviluppa in orizzontale con un tratto percorribile di circa 10 metri; la sua prosecuzione mediante condotte terminali viene impedita da deposizioni di terra rossa fluitati dall'alto e dall'esterno.

Gli scavi

Tra il dicembre 1989 ed il febbraio 1990, venivano avviate le operazioni sistematiche e scientifiche di scavo, condotte dalla Dott.sa Donata VENTURO - Direttrice del Museo Nazionale di Altamura e Responsabile per l'archeologia del Comprensorio Murgiano. Sotto un primo spesso strato di pietrame informe con spezzoni di stalattiti irregolarmente ammucchiate, si rinveniva uno strato di terreno nerastro poco costipato con pietrame munito, disperso, ricco di numerosi frammenti ceramici in parte decorati ad impasto grossolano e/o semifine, internamente nerastro. Unitamente a tali frammenti si estraevano, in grande quantità, ossa umane, ossi di animali, resti di oggettini metallici e di industrie litiche. La prosecuzione dello scavo consentiva il rinvenimento, in due sole zone, di deposizioni pressoché intatte con relativi corredi tombali. In particolare venivano recuperati i resti di tre individui adulti ritrovati addossati alla parete vestibolare della cavità in prossimità di un incavo ovale della roccia. Nello spazio centrale dello stesso vestibolo risultavano sistemati sei vasi completi, di cui tre decorati, riferibili alla cultura di Laterza. Strumenti di selce, punte di freccia e due pugnaletti triangolari piatti, in rame, con chiodi di fissaggio, nonché una fuseruola in terracotta accompagnavano i resti scheletrici umani. Tale configurazione è stata verificata anche nella sala principale della cavità ed in quelle laterali attigue. Altre sepolture, ormai coinvolte, con relativi corredi ceramici in frammenti, sono state rinvenute nella parte centrale del sistema ipogeo. E' stata anche ritrovata una lametta in rame, a forma trapezoidale, con estremità arrotondata e con attacco mediante due chiodetti, insieme ad utensili in ossidiana e selce. I vari reperti possono considerarsi del tutto simili a quelli presenti a Laterza ed a Gioia del Colle. Lo scavo del deposito in grotta ha restituito nel complesso, una grande quantità di materiale osteologico animale ed umano ed un vasto repertorio vascolare in tutti gli ambienti in cui si è operato. Per quanto riguarda il materiale ceramico costituito da boccali carenati a forma globosa, bicchieri tronco-conici, ciotole a bordo basso, vasi domestici di grandi dimensioni, si può affermare che lo stesso possa essere riconducibile, come già accennato, alle "facies" di Laterza. Le decorazioni sui vasi, incise ed impresse, sono le più svariate e rappresentano figure prevalentemente geometriche: triangolo campiti da puntuazioni, bande riempite da tratteggio verticale ed obliquo, quadrati scompartiti con uncini ai vertici, etc. Non mancano figure che possono definirsi, invece, plastiche rappresentate da forme cordonate con impressioni digitali o con intacchi lamellari. E' pure presente infine, ceramica decorata a scaglie. Le anse sono a nastro verticale, con margini rilavati, a gomito, a profilo trapezoidale, alternate a volte con prese a linguetta, come in una ciotola biconica trasandata, decorata con sottili linee tratteggiate. Sono documentati anche frammenti di ceramica grigia fina, in particolare di una coppa a profilo tronconico aperto, decorata sotto l'orlo da una linea a zig zag, incisa, del tipo attestato nella "Grotta della Tartaruga" o "Lama di Giotta" di Torre a Mare di Bari. L'industria litica è molto ricca, composta soprattutto da cuspidi di freccia con peduncolo ad alette a ritocco piatto coprente, da semilune, da trapezi, da strumenti su lama, da "pugnaletti a mano" in selce bionda ed accettine di pietra dura. Numerosi i canini di animali tra i quali uno con un foro per la sospensione. Scarsa l'industria ossea, presente solo con un osso lavorato, probabilmente un gambo di amo composto con due piccoli fiori asimmetrici del tipo rinvenuto a Laterza, nella tomba, arricchito da una sottile decorazione incisa a trattini lungo entrambi i margini inferiori. Il rinvenimento assume grande interesse per lo studio di questa parte avanzata dell'Eneolitico che appare sempre più legata alle aree interne e collinari della Puglia. Tali reperti rinvenuti (circa 120) sono custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Altamura.

La grave di "Pasciuddo" (o "Pasciullo")

Più comunemente nota col nome "Grave di Cassano", si apre nel territorio Comunale di Cassano delle Murge, a circa 3 Km. dall'abitato, a quasi metà strada fra Cassano ed Acquaviva delle Fonti. Si tratta di un'ampia voragine, che si apre a circa 300 m. di altitudine, in una zona pianeggiante tra i mandorli e gli ulivi. La sua bocca è di circa 10 m. di lunghezza e 5 di larghezza. Il 31 ottobre 1953, oltre alla Grotta di Cristo, il Prof. Franco Anelli volse la sua attenzione alla ricordata "Grave di Pasciuddo" e ne predispose l'esplorazione compiuta qualche anno più tardi dal Gruppo Speleologico Pugliese. In questa esplorazione si raggiunse la profondità di 80 m. ed uno sviluppo lineare di circa 115 m. Inoltre si incontrò un cono detritico e lateralmente un bacino di acque melmose; a questo punto un ampio passaggio immette in una cavità contigua. Attualmente la Grave di "Pasciullo" raggiunge uno sviluppo lineare di circa 850 metri con un dislivello complessivo di 150 metri.

La Laura Basiliana di "Santa Candida"

A circa 500 metri dal centro del paese, sui declivi della Murgia di "S. Lucia" e del "Serrone", vi era una striscia di terra delimitata ad oriente dalla provinciale per Santeramo e dall'antica strada di Matera e Altamura, sull'opposto lato di ponente, sulla quale, nel 1964, fu innalzato l'edificio della Scuola Media Statale "Vincenzo Ruffo". Sotto una piccola spianata, sistemata ad aia, si apriva uno dei tanti inghiottitoi tipici delle zone carsiche: la Laura Basiliana di Santa Candida.

L'accesso alla cripta era facilissimo, solo che se ne conoscesse la ubicazione. Dopo un breve pendio roccioso si passa sotto l'arco di ingresso largo quanto basta ad una persona per non battere la testa nei sassi. Discesi sette scalini disuguali, sette balze di roccia viva, si giunge nella grotta vera e propria, quattro metri sotto il suolo, grotta con tutte le solite caratteristiche di stillicidi e concrezioni stalattitiche. La cavità, calcarea larga tre metri e mezzo, profonda quasi cinque, è leggermente scoscesa, nella direzione opposta all'ingresso, la volta si abbassa a soli trenta centimetri, e le parti si restringono tanto da formare un budello sempre più angusto e ingombro di pietrame vario perdentesi nelle viscere della terra. Sul pavimento in pendio, pietrame sparso, stecchi corrosi ed avanzi di ossa animali di epoche varie, purtroppo rovinati dal calpestio dei curiosi accorsi dopo il reperimento. La volta quasi due metri e trenta, è costituita da uno strano masso bianco (in netto contrasto con le grigie pareti dell'ambiente), quasi una curiosa botola rocciosa chiusa dalle mani di un gigante capriccioso. A destra dell'ingresso un gradino di roccia semicircolare lambisce la parete ricordante la subselia delle cripte basiliane, dalla parte opposta, al termine della parete, un pilastro naturale alto due metri e largo ottantacinque centimetri. La faccia di questo grezzo pilastro, nella parte superiore, è rivestita di intonaco coperto da un affresco che col listello giallo e marrone di contorno misura metri 1.10 x 0.80, discretamente conservato ad onta del lungo abbandono e dall'inevitabile umidità, raffigurante la Santa Martire, (evidentissima la palma del martirio), in adorazione dinanzi alla Madonna col bambino in braccio. Nessun dubbio sulla attribuzione della Santa, dato che sopra l'aureola dell'immagine si legge la ben conservata scritta "SCTA CANDIA"; nome indicativo della contrada riportato anche nei vecchi registri del Catasto Onciario Carolino del 1753, dove si legge la precisa annotazione "Costa di Santa Candida".

Le Cavità minori

E' noto che sotto le Murge di Cassano si celano numerose voragini e grotte naturali sotterranee minori, molte delle quali, non ancora conosciute o dimenticate, che di tanto in tanto vengono scoperte casualmente.Infatti, intensa è stata in quest'ultimo trentennio l'attività nelle nostre Murge da parte di Gruppi Speleologici del Barese che hanno compiuto una lunga serie di escursioni, portando alla luce diverse cavità naturali: dalla Grotta "Nisco" a quelle denominate "Cervo", "Brigante", "S. Agostino", "Albero del Sole", "Edera", "La Quercia", "Pisoliti", "Annunziata", "Grottillo", "Fungipende", "Tarola", e tante altre.

Sono circa una ventina, quindi, le "Grotte Minori" esplorate fino ad oggi nell'agro di Cassano, rivelatesi peraltro molto interessanti sotto gli aspetti geologico, idrologico, paleontologico e archeologico. Di tutte le cavità naturali esplorate, è stato effettuato il rilievo ed accertata l'estensione, la vastità, l'interesse speleomorfologico e biospeleologico.

La Grotta del "lupo"

E' situata nella Lama su cui si affaccia la collina del Santuario di "Santa Maria degli Angeli", a circa un chilometro e mezzo dal centro abitato. Nelle vicinanze sono state rinvenute numerose selci e frammenti di ceramica.

La Grotta del "cervo"

Scoperta nel Novembre del 1979 dal Gruppo Speleologico Altamurano. E' ubicata nella Foresta di Mercadante nei pressi degli inghiottitoi della zona "Grottillo". Nel fondo della lama fu esplorata una caverna probabilmente abitata da pastori fino alla comparsa dei "briganti" verso la fine dell'ottocento che provocò lo spopolamento della contrada.

Un primo cunicolo molto inclinato con salto finale (sviluppo circa 13 metri), che immette in una saletta del diametro medio di quattro metri. Poche le concrezioni calcaree, ma meritevole di una rivisita per accertare l'eventuale presenza di altri elementi di un certo interesse, come reperti paleontologici o esemplari faunistici particolari. Dal primo pozzetto di circa quattro metri, si accede in un altro stretto cunicolo orizzontale di una trentina di centimetri di diametro, da cui proviene il classivo flusso di aria caldo-umida. A qualche metro più sotto si trova uno stanzone con delle concrezioni colonnari e tanti massi di crollo tutti ridotti in piccole porzioni. Quindi, un secondo pozzetto di tre metri che, disceso in contrapposizione, dopo aver attraversato una saletta, si giunge nella grotta. Fra le concrezioni, furono rinvenute due eccentriche a forma di "corna di cervo" (da questi la denominazione della grotta) ed una che rassomiglia ad un cobra proteso. "Lama la grotta" E' un appezzamento di terreno situato nella foresta di Mercadante. E' chiamato "Lama la Grotta" per via di alcune caverne ed inghiottitoi nascosti nel suo perimetro, la maggior parte delle quali molto ricca di concrezioni stalattitiche. Nel 1928, durante i lavori di impianto della Foresta, furono scoperte ben tre grotte con il solito corredo di concrezioni carsiche, piccole ma intatte.

La Grotta "Giustino" e la "mucca speleologa"

Il 31 Maggio del 1961, nella masseria detta di "Giustino", situata a circa 5 Km. a sud di Cassano, una mucca precipitò in una voragine ad imbuto che sprofondava nelle viscere della terra. Fu così che un ardito pastore si addentrò coraggiosamente nell'antro, profondo più di una ventina di metri e alla fioca luce di una lampada ad acetilene si ritrovò in una selva di scintillanti stalattiti.

La Grotta e la Chiesa di "Sant'Angelo in criptis"

Il notevole complesso medioevale con Grotta Basiliana, conosciuto col nome di "Iazzo-Sant'Angelo" ed ubicato in contrada "Talpullo-Cortefinocchio" sin dall'Ottobre 1980 è dichiarato "Monumento Nazionale". E' costituito da alcuni corpi di fabbrica a piano terra (masseria), coperti da volte a botte, caratterizzati da un apparato murario in pietra dura locale e filari rozzamente regolari, e da grotte naturali retrostanti contenenti tracce di affreschi bizantineggianti. Accanto alla masseria, due antichissimi trulli ed un immenso stazzo. Si tratta di una località particolare sotto l'aspetto amministrativo: "Sant'Angelo", infatti, è una piccola isola territoriale (enclave) nell'agro di Santeramo in Colle, inglobata nel territorio di Cassano delle Murge, che però non ne ha la sovranità. Come la precedente Cripta, anche questo fu eletto ad insediamento stabile da una delle tante comunità di monaci scappate dal vicino Oriente prima del Mille, nel periodo cruciale dominato dall'iconoclastia. Circondato da fitte boscaglie, il luogo offriva sicura protezione per la sua posizione strategica.

L'ipogeo di S. Angelo presenta una splendida architettura naturale in cui stalattiti e stalagmiti fungono da capitelli e colonnine delimitanti singolari nicchie scavate nella roccia. Un affresco bizantino raffigurante la Madonna col Bambino è ormai irrimediabilmente danneggiato. Resiste ancora, in condizioni comunque molto precarie, un Cristo in trono circondato dagli apostoli, disposti a corona intorno ad un arco che introduce, al termine di un lungo dromos, nell'ampia sala principale, le cui pareti raccolgono elementi di probabile origine paleocristiana; incisioni e graffiti di tecnica greco-bizantina si fondono con manifestazioni di stile latino per giungere a linee successive di ispirazione romanica.

Da asilo di preghiere, S. Angelo divenne ben presto un cenobio autarchico, come testimonia la parte superiore della caverna, un corpo unico a conci regolari di pietra, che accoglie due grandi edifici adibiti a luogo di ricovero per persone e animali (iazzo). Un esempio tipico di economia chiusa, autosufficiente in relazione a tutti i bisogni dei monaci e fors'anche di quanti cercavano riparo dalle insidie portate dalle orde saracene. Il caratteristico monastero si trasformò così in una minuscola fortezza, a giudicare dalle numerose scalette esterne che raggiungevano l'apice dei trulli situati tutt'intorno al complesso e riservati alla popolazione indigena. Dal tuffo nel passato al richiamo imposto dalla realtà odierna il salto è fin troppo brusco. Ciò che non riuscirono a produrre le vicende tumultuose dei secoli bui, è oggi purtroppo l'effetto rovinoso di una colpevole incuria, quella della civiltà contemporanea.