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Venerdì Santo

La Settimana Santa e i Sepolcri Cassanesi

Tra sacro e profano, mito e spettacolo, simbolismo e religiosità popolare, la Pasqua di Resurrezione rinnova i suoi riti (le cui origini antichissime risalgono a quelle agricole-pagane per celebrare l'avvento della primavera). Ogni anno, al pari di altri paesi, anche a Cassano delle Murge si rivive la "Morte di Cristo". I tradizionali riti quaresimali e le processioni della Settimana Santa, rappresentano tuttora l'appuntamento più sentito ed atteso della religiosità popolare cassanese.

Sopravvivenze di antichi riti pagani si fondano con tradizioni cristiane, dando luogo a rituali di grande suggestività che raggiungono l'apice nei solenni cortei processionali. Sin da tempi remoti la nostra gente ha vissuto e celebrato queste ricorrenze come momento ed elemento essenziale della propria storia. E' pur vero che di alcune di queste manifestazioni è rimasta solo una parvenza del fasto degli altri tempi, in quanto ormai mutate dalla modernità; ciò non toglie, tuttavia, che esse conservino ancora quel carattere religioso-popolare che è la più valida testimonianza del passato. Né sono mancate alcune innovazioni apportate in questi ultimi anni. Ad esempio, dal 1982, ogni anno, lungo le principali vie cittadine di Cassano, si svolge il pio esercizio della "Via Crucis", organizzato dalla Comunità Parrocchiale "Santa Maria Assunta".

Questo rito si conclude il Mercoledì Santo con la processione dei fedeli al nuovo quartiere "Sacro Cuore di Gesù" e con prosieguo verso il Santuario-Convento "Santa Maria degli Angeli". Con la Domenica detta delle "Palme" (che vuole simboleggiare il pacifico e festoso ingresso finale di Gesù in Gerusalemme dopo tre anni di vita pubblica), inizia la Settimana Santa o di "Passione" ossia la settimana cruciale della vita del nostro Salvatore. In sintesi, la Settimana Santa ha inizio con la tradizionale cerimonia della "benedizione delle Palme" nelle due Parrocchie e nel Santuario Santa Maria degli Angeli, e la processione in onore di Cristo Re, alla quale partecipano con gioia e devozione tutti i bambini, "appesantiti" da grandi fasci di ramoscelli d'olivo sulle spalle, che subito fanno il rituale giro per offrire le palme a parenti ed amici, al fine di ottenere l'atteso...."regalo".

Un periodo, questo, di intensa preghiera e di raccoglimento. I più devoti, come avveniva generalmente nel passato, osservano ancora la stretta astinenza dalle sostanze animali, ma un tempo la gente viveva più intensamente la ricorrenza, onde nel giorno del Lunedì Santo si pregava per i defunti. In questo giorno, per antica consuetudine, si dà inizio all'allestimento dei Sepolcri, ed ancora oggi ogni Chiesa fa a gara affinché il proprio risulti il più bello.

Per l'addobbo dei Santi Sepolcri, ancora viva è la tradizione cassanese, risalente ai tempi della Magna Grecia (VIII sec. a.C.), cioè quella di mettere in appositi vasi a germogliare al buio i chicchi di grano, di orzo, di lenticchie e di altri cereali che, per mancanza di sintesi clorofilliana, producono piante albine, simbolo della resurrezione dopo la morte.

Per tutta la Settimana Santa, fino a qualche decennio fa, le campane venivano legate; statue, crocifissi e dipinti di tutte le Chiese venivano coperti con panno violaceo, simbolo della penitenza; i fabbri foderavano le incudini con spessi strati di stoffa per attutire il rumore dei colpi, la gente compiva soltanto i lavori necessari, ad ogni gesto veniva attribuito un significato specifico e nessuno voleva offendere la memoria della sofferenza di Cristo. I contadini non usavano la zappa, poiché lo scavare poteva alludere alla costruzione di un sepolcro; i fabbri non realizzavano i chiodi; inoltre, non si cavavano denti, non si operavano i salassi, ci si asteneva dal vino, simbolo del sangue di Gesù.

Ma i momenti "forti" dei riti della Passione sono costituiti: il primo, nel pomeriggio del Giovedì Santo, allorquando le chiese si affollavano di fedeli che si recano a visitare i semplici ed attraenti Sepolcri, a pregare (la cui tradizione vuole che il credente visiti almeno tre Chiese, affinché questo suo atto devozionale abbia validità), ed il secondo, il più suggestivo, la sera del Venerdì Santo con la "Processione dei Misteri". Questa processione conserva ancora tradizioni legate alla forte religiosità della popolazione cassanese. La Processione del Venerdì Santo Circondati da mistico silenzio, i gruppi statuari di pregevole fattura che riproducono scene della passione vengono portati a spalla da vari confratelli, a passo lentissimo, attraverso le strette viuzze del Centro storico. Fatto ritorno nella Chiesa Madre, da cui era partita la processione, si celebra la liturgia della Passione del Signore e, a tarda ora, con lo stesso seguito di fedeli e con la stessa solennità, si svolge la suggestiva "Via Crucis meditata", con fiaccolata, fino al Santuario "Santa Maria degli Angeli", insieme con la Comunità Parrocchiale di "Santa Maria delle Grazie". Indi, giunge il Sabato Santo. Con la celebrazione delle Lodi (nella mattinata) e la solenne Veglia Pasquale di mezzanotte, si conclude la Settimana Santa Cassanese.

Quando il sacro rito della Resurrezione del Signore è compiuto, ovunque esplode il tripudio. Inoltre, in tutte le Chiese, venivano rimossi i panni violacei dagli altari; le campane suonavano a festa; i calderai martellavano con più vigore il metallo mentre i carpentieri, i fabbri, i calzolai, i macellai, i caffettieri ed altri commercianti ed artigiani, si impegnavano in una autentica "gara di spari di mortaretti", che avveniva nella principale piazza del paese ed antistante i propri esercizi. Per le strade, grandi e piccini impazzivano con le "trelle" (trémule) di legno che diffondevano uno stridulo suono; la gioia era immensa, e la gente si scambiava gli auguri. Assai caratteristica, poi, era la tradizionale "corsa impazzita" di numerosi capretti, agnelli e di altri ovini, causata dalla accensione di "tronetti", che i macellai legavano alla coda ed alle zampe di ogni singolo animale.

Con la Pasqua finisce la Quaresima e, nell'atmosfera festosa, nel Lunedì in Albis, la gente si recava sulla Murgia del Convento, in particolare nei campi per fare la "Pasquetta" ove si consumavano, tra l'altro i semplici dolci dell'epoca, come le "scarcelle" con l'uovo sodo "inchiodato" e i biscotti "ng'leppati" (grandi taralli giulebbati).

Oggi l'atmosfera s'è un po' appannata, manca tanto del tradizionale folklore locale, manca la tensione della vigilia. Riti profani, indubbiamente, che pur dovrebbero ricordare i simboli primogenii del Cristianesimo. Dovrebbero coniugarsi, almeno, con la sacralità del giorno di Pasqua, Festa della Pace, della Speranza e della Resurrezione.